Ruolo e responsabilità del RPCT: cosa prevedere nel Piano

13 Febbraio 2023

Come sappiamo, l'obiettivo principale assegnato al RPCT è quello della predisposizione del sistema di prevenzione della corruzione previsto nel PTPCT o nella sezione apposita del PIAO, nonché della verifica della tenuta complessiva di tale sistema al fine di contenere fenomeni di cattiva amministrazione.

 

Nel PNA 2022, ANAC ripropone un’indicazione che aveva già dato, per la prima volta, negli “Orientamenti per la pianificazione anticorruzione e trasparenza 2022”, stabilendo che nel predisporre il PTPCT o la sezione anticorruzione e trasparenza del PIAO, il RPCT deve occuparsi anche di definire idonee misure per affrontare l’eventualità di un periodo di assenza temporanea del RPCT. Può essere prevista, ad esempio, una procedura organizzativa interna, sulla base di criteri prestabiliti, che permetta di individuare in modo automatico il sostituto del RPCT nell’ipotesi in cui vi sia un’assenza imprevista dello stesso. Quando l’assenza si traduce, invece, in una vera e propria cessazione del ruolo di RPCT è compito dell’organo di indirizzo attivarsi immediatamente per la nomina di un nuovo Responsabile, con l’adozione di un atto formale di conferimento dell’incarico. 
Anche per le società a controllo pubblico e per gli altri enti di diritto privato ad esse assimilati si ribadisce l’opportunità di valutare l’eventualità di un periodo di assenza temporanea del RPCT. Quindi, già in sede di predisposizione del documento unitario che tiene luogo del PTPCT o nella sezione apposita e identificabile del MOG 231, vanno definite idonee misure per affrontare tale evenienza.

 

Questione di grande rilievo è, poi, quella riguardante le strutture di supporto al RPCT. Nelle organizzazioni di grandi dimensioni si consiglia di individuare una precisa strategia, su più fronti, da disciplinare nel PTPCT o nella sezione anticorruzione e trasparenza del PIAO, tesa a rafforzare il ruolo del RPCT e a garantirgli un supporto adeguato.
Da un lato, è auspicabile che al RPCT sia attribuito un apposito ufficio di supporto, dotato di adeguate risorse umane con competenze multidisciplinari nonché di risorse strumentali, la cui titolarità sia posta in capo al RPCT. Nella logica di non generare un aggravio o un appesantimento del funzionamento amministrativo, qualora non sia possibile costituire tale ufficio dedicato, è necessario predisporre adeguati provvedimenti organizzativi atti a permettere al RPCT di avvalersi del personale di altri uffici, creando una struttura e un servizio di sostegno tematico e funzionale.
Inoltre, tenuto conto del carattere complesso della singola organizzazione, nonché dell'articolazione per centri di responsabilità, è auspicabile altresì che vengano individuati “referenti” per la prevenzione della corruzione che operino nelle strutture dipartimentali o territoriali, in raccordo con il RPCT. 
L’individuazione e la nomina dei soggetti cui conferire l’incarico di referenti spetta all’organo di indirizzo. Le modalità di raccordo e coordinamento tra i referenti e il RPCT è opportuno siano inserite nel PTPCT o nella sezione anticorruzione e trasparenza del PIAO. Il RPCT resta, comunque, il punto di riferimento principale del sistema di prevenzione, unitamente all’organo di indirizzo.
Ogni referente assolve a compiti di coordinamento, monitoraggio e verifica dell’attività della struttura di competenza sia in materia di prevenzione della corruzione, sia in materia di trasparenza, instaurando una comunicazione diretta con il RPCT, nell’ottica dell’attuazione di un sistema di controllo efficace. Si raccomanda alle amministrazioni di individuare nei PTPCT o nella suddetta sezione del PIAO le attribuzioni in capo a ciascun referente, nell’unità organizzativa di riferimento, cui siano correlate, se necessario, misure di piano e obiettivi di performance. La necessità di definire chiaramente attribuzioni e obiettivi posti in capo ai referenti può avere anche importanti conseguenze in termini di esenzione delle responsabilità del RPCT.
Si ricorda, infatti, che il sistema delle responsabilità del RPCT ammette prove liberatorie per il RPCT: quanto più sono definiti i compiti dei referenti e le misure/obiettivi loro assegnati, tanto più il RPCT potrà provare, nell’ipotesi si configurino fattispecie presupposte di eventuali sue responsabilità, di avere monitorato adeguatamente le attività svolte dai referenti.

 

Un ruolo strategico nella prevenzione della corruzione è, poi, rivestito dalla formazione: essa deve coinvolgere tutti i soggetti che partecipano, a vario titolo, alla programmazione e attuazione delle misure, e in primo luogo il RPCT.
Le analisi condotte dall’Autorità circa lo stato di attuazione e la qualità dei PTPCT nelle amministrazioni pubbliche hanno evidenziato un particolare deficit di conoscenze e competenze tecniche con riferimento al risk management. Un’efficace attività formativa in materia costituisce, invece, un tassello rilevante per lo sviluppo di una adeguata strategia decentrata di prevenzione della corruzione, volta a favorire, attraverso misure organizzative sostenibili, il buon andamento e l’imparzialità dell’attività amministrativa e prevenire il verificarsi di eventi corruttivi.

 

Tuttavia, come già anticipato, l’efficacia del sistema di prevenzione della corruzione e della trasparenza di ogni ente dipende in particolar modo dal reale coinvolgimento di tutti coloro che operano nell’amministrazione e dalla possibilità che si realizzino significative interlocuzioni con il RPCT. Il ruolo di coordinamento di quest’ultimo non deve in nessun caso essere interpretato come una deresponsabilizzazione degli altri soggetti. Infatti, è necessario considerare che la violazione del dovere di collaborazione dei dipendenti nei confronti del RPCT comporta una responsabilità disciplinare. Si evidenzia l’opportunità che siano formalizzati, nel PTPCT o nella sezione anticorruzione e trasparenza del PIAO, i poteri e le modalità di interlocuzione del RPCT nei confronti dell’intera struttura dell’ente, sia nella fase di predisposizione delle misure di prevenzione, sia nella fase di controllo sull’attuazione delle stesse. E’ anche necessario evidenziare nel PTPCT o nella citata sezione del PIAO l’obbligo che i dirigenti hanno di avviare i procedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti che non collaborano. 

Il confronto con gli stakeholder, in quest’ottica, assume un particolare rilievo in quanto può consentire di superare l’autoreferenzialità nella valutazione riguardante l’idoneità della strategia di prevenzione della corruzione che è stata elaborata.

Per tale ragione, si raccomanda ai RPCT di realizzare forme di consultazione, da strutturare e pubblicizzare adeguatamente, volte a sollecitare proposte e suggerimenti da parte degli stakeholder, individuati dall’amministrazione, in quanto portatori di interessi rilevanti per la stessa.
Le consultazioni possono avvenire mediante raccolta di osservazioni via web, oppure nel corso di appositi incontri. All’esito delle consultazioni è necessario dar conto sul sito internet dell’amministrazione e in apposita sezione del PTPCT o della sezione anticorruzione e trasparenza del PIAO, con l’indicazione dei soggetti coinvolti, delle modalità di partecipazione e degli input generati da tale partecipazione.

A tal proposito, PA33 offre il servizio "Partecipa33", che comprende un software gestionale per la messa in consultazione agli stakeholders del Piano (visita il nostro sito).

 

Dedicheremo un apposito articolo al tema del “monitoraggio integrato” del PIAO introdotto dal d.l. 80/2021 e parleremo del ruolo proattivo del RPCT in tale ambito.

 

Intanto, per ulteriori informazioni potete rivolgervi al nostro helpdesk.

 


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