Approvato il Piano Nazionale Anticorruzione 2019

26 Novembre 2019

ANAC ha approvato, con Delibera n. 1064 del 13 novembre 2019, pubblicata sul sito dell'Autorità in data 22 novembre 2019, il Piano Nazionale Anticorruzione 2019, atto di indirizzo per l'applicazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza.

Il PNA 2019, oltre ad essere una sorta di compendio dei Piani precedenti, contiene nuove ed importanti indicazioni applicative, utili alla stesura dei Piani Triennali di Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza che ogni amministrazione deve approvare entro il 31 gennaio 2020, di cui daremo notizia in questo e nei prossimi articoli.

 

La prima, importante e affatto scontata indicazione dell'Autorità, è che il PTPCT non può essere oggetto di standardizzazione. Difatti, ogni amministrazione è esposta a diversi rischi corruttivi, derivanti, oltreché dall'attività tipicamente svolta, da numerosi fattori interni ed esterni: dimensione, organizzazione interna, contesto territoriale/economico/sociale/culturale. A tal proposito, è vero che l'ANAC consiglia alle amministrazioni che operano nello stesso comparto o nello stesso territorio di collaborare, perchè ciò può favorire la sostenibilità economica e organizzativa del processo di gestione del rischio, anche tramite la condivisione di metodologie, di esperienze, di sistemi informativi e di risorse, ma è pur vero che, nell'Allegato 1 al PNA, sottolinea come lo stesso processo, svolto da amministrazioni diverse, seppur regolato dalle stesse norme, può avvenire in maniera sostanzialmente differente, proprio a causa dei fattori di cui sopra. Ecco, dunque, che ciò si traduce in potenziali eventi rischiosi, derivanti dallo stesso processo, che possono differire in maniera significativa, in quanto si tratta, sostanzialmente, di prassi operative, sedimentate nel tempo, realizzate da soggetti diversi.
Naturalmente, per far in modo che tali potenziali rischi emergano e, di conseguenza, si possano individuare le adeguate misure di contenimento, è necessario che l'organo di indirizzo, in primis, assuma un ruolo proattivo, creando un contesto interno favorevole e che sia di supporto al RPCT.
Il ruolo del RPCT è fondamentale, ma è altrettanto fondamentale che nella gestione del rischio corruttivo, sia coinvolta tutta la struttura, che deve essere responsabilizzata e istruita sull'importanza dell'intero processo. E' richiesta, quindi, piena e attiva collaborazione della dirigenza, del personale non dirigente e degli organi di valutazione e di controllo.

L'Autorità, nel ribadire che lo scopo del Piano è quello di giungere ad un'effettiva riduzione del rischio corruttivo, raccomanda di non soffermarsi eccessivamente sugli aspetti formali del PTPCT, preferendo, invece, un approccio sostanziale, che sia proporzionato alle specificità dell'amministrazione. In tale ottica, non è richiesto che il Piano sia immediatamente esaustivo nell'illustrare tutti i processi dell'amministrazione, ma, soprattutto per le amministrazioni piccole o con poca esperienza, è richiesto che le diverse fasi di gestione del rischio siano sviluppate in maniera graduale, e che si segua un approccio progressivo e continuativo, che porti, col tempo, ad approfondire l'analisi, la valutazione e il trattamento. Si deve agire, cioè, in una prospettiva di progressivo miglioramento e di apprendimento, attraverso il monitoraggio e la valutazione dell’effettiva attuazione ed efficacia delle misure e il riesame periodico della funzionalità complessiva del sistema di prevenzione.

Affinché le misure previste siano efficaci, occorre garantire una sostanziale integrazione tra queste e gli obiettivi del Piano della Performance e, viceversa, nella misurazione e valutazione delle performance organizzative e individuali si deve tener conto dell’attuazione delle misure programmate nel PTPCT, della effettiva partecipazione delle strutture e degli individui alle varie fasi del processo di gestione del rischio, nonché del grado di collaborazione con il RPCT.

Al fine di evitare che si generino oneri organizzativi inutili o ingiustificati, l'ANAC raccomanda di utilizzare le informazioni che vengono raccolte di volta in volta, anche per scopi diversi. Ad esempio, laddove una mappatura dei processi sia stata già realizzata anche per altre finalità (es. revisione organizzativa per processi o sistema di performance management), si suggerisce di considerarla come un punto di partenza, in modo da evitare duplicazioni e favorire sinergie, finalizzandola alla gestione del rischio di corruzione.
 

A queste prime indicazioni di carattere generale, seguiranno, nei prossimi giorni, altri approfondimenti, in cui analizzeremo più dettagliatamente i contenuti del PTPCT, le misure di prevenzione della corruzione, il ruolo del RPCT e degli altri soggetti coinvolti.

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